Gli esperti di cucina inorridiscono nel sentire: “Crostata alla marmellata di albicocche“. Termine che apparentemente non ha nulla di sbagliato, se non fosse per l’ingrediente albicocca.
I termini “marmellata” e “confettura” non sono sinonimi uno dell’altro. Ecco la differenza.
La comunità Europea stabilì che la marmellata è un prodotto fatto di zucchero e agrumi (arancia, mandarino, limone, cedro, bergamotto, pompelmo) in cui la percentuale di frutta sia almeno il 20%. Le parti di agrumi utilizzabili sono polpa, purea, succo, estratti acquosi e scorza.
La confettura fu definita invece come il prodotto contenente zucchero e polpa (o purea) di tutti gli altri tipi di frutta. La percentuale di frutta non può essere in generale inferiore al 35% (con differenze anche notevoli a seconda del frutto usato), ma sale al 45% nel caso della “confettura extra“.
C’è una terza categoria, la cui individuazione deriva dalla consuetudine e non dalle normative: la composta. In questo caso si ritiene che la percentuale di frutta non debba essere inferiore ai 2/3. Nella composta lo zucchero aggiunto è sensibilmente minore, così come il conseguente apporto calorico.
E la gelatina? E’ un prodotto ancora diverso perché preparato esclusivamente con il succo della frutta senza polpa o buccia. Secondo la legge, eventuali preparati non di agrumi che contengano una percentuale di frutta inferiore al 35 % , possono essere definiti a loro volta “marmellate“, ma si tratta di prodotti di qualità inferiore, che comunque non possono scendere al di sotto del venti per cento di frutta. Lasciando da parte i sofismi legislativi, marmellate e confetture fanno parte dell’alimentazione dell’uomo fin dall’antica Grecia. Se una volta venivano preparate esclusivamente in casa, oggi sono per la maggior parte di produzione industriale.
Spero che ora la differenza sia molto più chiara! Vi ricordo che se volete, potete anche iscrivervi alla nuovissima newsletter di BohemyCake per ricevere in anticipo tante news e non solo!


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